La Repubblica "Tra i marmi da scolpire cresce una nuova scuola di giovani artisti visionari"

Tra i marmi da scolpire cresce una nuova scuola di giovani artisti visionari


Il futuro della scultura? Una fertile decomposizione. Una signora si china, raccoglie un frammento di marmo, si alza, firma e ripone in borsetta il frammento. È una dei quarantacinque firmatari del registro di A mountain /A sea la prima opera in marmo di David Horvitz, artista statunitense.

Salito sull'Altissimo, guidato dai cavatori che sanno leggere e coltivare il marmo, ha scelto un blocco, ha impugnato la mazza e ha picchiato sodo. Come se la mazza fosse la madre della scultura, invertendo scopi e funzioni. Una mazza partoriente, generatrice. Non più lo strumento del togliere, ma quello del nascere. La mazza ha generato duecento discendenti, piccoli e non piccoli frammenti, ognuno con la propria forma e ognuno con un proprio diverso destino.

David ha poi adagiato i frammenti su un pavimento per il vernissage. A Querceta, nello stabilimento Henraux, durante la cerimonia di un premio che ogni due anni, nel nome di Erminio Cidonio, chiede ai giovani scultori del pianeta di esprimere marmo. David, californiano, era al suo primo incontro con il marmo e ha scelto di decomporlo, chiedendo a ciascuno dei presenti di portarne un pezzo con se per farlo vivere in altri luoghi. Come facevano i migranti, che, prima di attraversare l'oceano per le americhe, raccoglievano una piccola pietra, un pezzetto di legno, amuleti del ricordo e dell'appartenenza. Poco più in la, una striscia di cenere. Un metro lineare dei resti del profumo e del sapore di sigari toscani, larga un centimetro, naviga, incisa sulla faccia superiore di un metro cubo di marmo. Un rettilineo racconto di cenere lascia alla fantasia degli occhi immaginare contrasti, assonanze, riverberi.

Il bianco e il grigio. Marmo e cenere. È opera di Francesco Arena scultore che dipinge l'abbraccio tra contrari, apparenti. Nel giardino adiacente allo stabilimento è esposta la statua di un bimbo chino su se stesso, tra le mani una scatola di fiammiferi e un fiammifero acceso. Una scultura figurativa di Diego Macron, artista visivo e regista.

Produce video che raccontano storie in tre dimensioni e ha affidato al marmo di continuarne il racconto. Nel video un bimbo prega e invoca, rinchiuso nel buio della stiva di una nave, sballottato e abbandonato. Appeso alla tenue luce del fiammifero, prega e invoca destino, con un filo di speranza e una matassa di inquietudine. Alla preghiera sembra rispondere la statua che accentua nel marmo speranza e inquietudine. Tre giovani non più giovanissimi, già affermati, il frutto della loro ricerca è in mostra alla Henraux. Ma quale è il destino della scultura tra le nuove generazioni che escono dalle porte dell'Accademia? Carrara via Roma 1, Palazzo del Principe. 850 allievi. Più della metà stranieri, in gran parte europei, asiatici, americani. 260 di loro frequentano i corsi di Scultura, tra laboratori, aule, aree robotiche, corsi serali con mazza e scalpello. Fucina di mestieri per accendere idee, progetti, percorsi che si fanno scultura. Un'accademia di formazione che non si limita a insegnare, è palestra di confronti. Cercano la propria strada di espressione, la tecnica serve a modellare il fuoco dell'idea, a scegliere la materia.

Non solo marmo, si lavora creta, si studia la fusione. E ognuno cerca la propria identità.

Terminati gli studi, cosa succede? Alcuni di loro rimangono a Carrara, in un cenacolo di giovani artisti che tra mille difficoltà continuano a inventare futuro. Durante il giorno nei laboratori, di sera al caffè a parlar d'arte, pronti a salpare per le strade del mondo. Saverio Bonelli, 26 anni, cerca di dare vita ai rapporti tra i linguaggi del corpo e della parola, ne escono interazioni prospettiche tra ciò che appare e ciò che lo genera, con sovrapposizioni e intersezioni tra istinto e forma.

Memorandum è il suo ultimo lavoro. Domenico Festa, 23 anni, recentemente ha scolpito, Senza barriere, un bassorilievo per una piscina comunale. Ha scelto di scolpire mani ignude, ognuna diversa, sembrano camminare nell'acqua. Una visione leggera, per dar rilievo alla libertà di movimento.

Amedeo Desideri, 25 anni, sta modellando un'istallazione, Vanity fodder. Pacchi di riviste che scrivono di gossip, uno sull'altro, come fossero balle di fieno, affastellati. Un parallelepipedo di carta che urla inutili vanità. Una grande copertina le avvolge, disegnata dallo scultore. Tre giovani, dopo liceo artistico e accademia, accomunati dalla progressiva ricerca di esprimere emozioni, contrasti, oscurità, sorrisi. Tre distinti sentieri, con un accento marcato al rigore di "dire" con la scultura. Un bisogno quasi innato di fuoco e di sottovoce.

Di sfumature e scintille. Sfidano i tentacoli di mille difficoltà, per far conoscere la propria arte. Conforta salire gli scaloni di marmo dell'Accademia e ascoltare giovani percorsi che urlano idee, dinamiche e poetica per dare vita a forme che moriranno nella forma.

Hanno studiato anatomia e robotica, scalpello e argilla. Per liberare l'ispirazione e continuare a scolpire futuro.

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L'opera

Un bimbo con un fiammifero acceso tra le mani. Una scultura figurativa di Diego Macron

L'installazione

A mountain /A sea la prima opera in marmo di David Horvitz, artista statunitense

La nuova generazione Cresce a Carrara una scuola di scultura ispirata alla contaminazione tra la tecnica tradizionale ed esperienze visual


Pier Luigi Berdondini